Il gioco legale necessita di regole certe se si vuole la sicurezza

Il gioco legale necessita di regole certe se si vuole la sicurezza

Senza regole certe non è possibile aspettarsi un gioco sicuro e la filiera rischia di sfaldarsi, questo è ormai l’obbiettivo condiviso da tutti i Comuni italiani.

L’invocato e mai raggiunto “riordino del gioco” è diventato una urgenza se si vuole riqualificare il settore del gioco e combattere il gioco patologico, ma soprattutto quello illegale. Un po’ a sorpresa è stata la Puglia la prima regione ad affrontare l’argomento con decisione e ha invitato autorità, politici, personalità delle forze dell’ordine, l’ADM e anche ricercatori di dipendenze per parlare del problema. L’incontro è avvenuto a Lecce nella Sala Open Space – Palazzo Carafa dove l’ADM ha presentato il Libro Blu nel quale riferisce delle spese per il gioco che risultano pari a 18,9 miliardi con un gettito fiscale di 10,4 miliardi, mentre la spesa della provincia di Lecce è stata di circa 250 milioni di euro. In quanto alla criminalità organizzata, che da sempre si interessa al gioco e alle scommesse, i presenti hanno dichiarato che si è cercato di rimediare attraverso l’intervento dei concessionari ed hanno riconosciuto che l’aumento dell’offerta ha avuto ricadute sociali negative per la comunità, ma hanno anche evidenziato che il problema non può essere risolto mediante strumenti come il distanziometro e le riduzione degli orari d’apertura dei locali in cui si svolge l’offerta di gioco. E’ intervenuto nel dibattito anche il corpo della Guardia di Finanza che, nonostante il quadro normativo vigente, ha svolto una intensa attività a tutela della legalità del settore.

Le Agenzie di indagini e i ricercatori hanno chiesto subito il riordino del gioco

Tra altri interventi la sig.ra Silvia Miglietta, Assessora al welfare, politiche sociali e giovanili oltre ad altri incarichi, ha dichiarato di voler procedere senza cedimenti verso il perseguimento dell’interesse pubblico anche a costo di dovere dire dei “No” scomodi e ha ricordato che per contrastare la diffusione del gioco patologico si è cercato di intervenire sul tempo e sulla collocazione dei punti gioco. Ma l’analisi condotta da Eurispes ha contraddetto, in qualche misura, questa teoria perché dai dati rilevati dall’Istituto Superiore della Sanità: “Il giocatore fortemente problematico preferirebbe privacy e lontananza dai luoghi di vita quotidiana”. La docente di psicologia e ricercatrice presso l’Università del Salento “Claudia Venuleo” ha affermato che i fattori di rischio e protettivi possono sostenere o vincolare un ingaggio problematico nel gioco d’azzardo e ha, spiegato: “Giocano un ruolo importante anche le dimensioni connesse al capitale sociale, sfiducia interpersonale e il malessere sociale”, secondo i dati di ricerca raccolti nel territorio salentino. Anche l’organizzazione di ricerca BVA-DOXA è giunta alle stesse conclusioni sul tema del distanziometro e dei limiti degli orari, infatti ha chiarito: “La variabile della location gioca un ruolo solo di tipo emozionale per il giocatore, che quindi può spostarsi in altro luogo se non addirittura su rete online”. La soluzione per le dipendenze da gioco è dunque da ricercare in un regolamento omogeneo e ben formulato che vige su tutto il territorio nazionale e assicura la tutela dei giocatori e le prospettive di sopravvivenza e crescita per le aziende che gestiscono il gioco legale.

L’incontro dal titolo “In Nome della legalità”, che s’è svolto in Puglia, ha certamente rivelato l’inutilità dei divieti per una attività che da secoli viene praticata in luoghi riservati e spesso sconosciuti e che offrono alla malavita la linfa vitale per mettere a segno lauti guadagni. Questa iniziativa verrà ripetuta in altre città italiane nel tentativo di tenere alta l’attenzione sul fenomeno “gioco”, ma soprattutto per mantenere vivo il gioco legale che si svolge con responsabilità.

M.R.

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