DI MAIO, niente reddito di cittadinanza per addetti ai giochi

DI MAIO, niente reddito di cittadinanza per addetti ai giochi

Volendo scattare una fotografia sul mondo italiano dei giochi si rimane sorpresi dalle diverse aliquote applicate, cui si aggiunge la dichiarazione del vicepresidente Di Maio che ha negato il reddito di cittadinanza agli addetti.

La discussione sul salario minimo che un lavoratore dovrebbe percepire, pur trovando sostenitori e contrari, è ormai in corso da mesi e l’M5S lo chiede ad alta voce perché aiuterebbe milioni di italiani che ricevono uno stipendio da fame. Ma sappiano che nel nostro Paese esistono “figli e figliastri”, una realtà inconfutabile riconfermata dell’On. Di Maio che, pur ribadendo di voler tutelare i lavoratori, per quelli del gioco legale ha dichiarato: “L’industria del gioco legale non ha bisogno di un intervento legislativo che imponga un salario dignitoso per i lavoratori impiegati, il salario dignitoso ce l’hanno già”. Ovviamente l’On. Di Maio dimentica che il settore produce un consistente gettito fiscale e che migliaia lavoratori svolgono il loro lavoro come precari senza contratti stabili e vengono pagati per poche ore settimanali.

Il Servizio Studi della Camera presenta uno studio dettagliato delle entrate totali dei giochi

Non vi annoieremo con la descrizione delle diverse tasse imposte al sistema gioco Italia nei primi quattro mesi del 2019 ma, abbreviando, vi comunichiamo che nel 2018 le entrate totali relative ai giochi sono risultate di 14.552 milioni di euro e considerando solo le imposte indirette, il gettito è stato di 14.045 milioni pur affrontando una dinamica altalenante che vede una crescita del 7% nel primo semestre e una contrazione del 7.3% nel secondo. I dati dimostrano che l’incremento delle aliquote del Preu ha avuto effetti recessivi soprattutto sugli apparecchi collegati alla rete telematica SLOT e VLT che hanno perso rispettivamente 1.35 % e 1.25% e, naturalmente, anche la riduzione delle vincite rispettivamente al 68 % e all’84% ha avuto il suo ruolo. Ma la persecuzione dei giochi automatici non si limita alla maggiore tassazione e conseguente riduzione del pay-out perché l’Art.9 del Decreto Dignità vieta qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, relativa ai giochi e scommesse, con premi in denaro. E via di questo passo, ai produttori e importatori e distributori di AWP, per ogni nulla osta viene applicato un versamento di 100 euro per ogni singolo apparecchio, mentre ai concessionari, per il solo 2019, fissa il corrispettivo a 200 euro per cadauno apparecchio. Le punizioni previste per chiunque eserciti abusivamente l’organizzazione del gioco del lotto o delle scommesse sono severe e vanno dalla reclusione da tre a sei anni e una multa da venti a cinquantamila euro.

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