In Emilia Romagna diminuite le attività di gioco

In Emilia Romagna diminuite le attività di gioco

La Legge regionale ha prodotto in Emilia Romagna, in 10 anni, un calo del 45 per cento dei locali del gioco.

Oltre a tante altre incombenze, in Emilia Romagna probabilmente la legge regionale ha prodotto una riduzione dei luoghi del gioco situati a meno di 500 metri dai luoghi sensibili. Il calcolo è stato fatto dalla stessa Regione che ha dato anche la notizia dell’approvazione del Piano d’Azione contro la ludopatia 2022-2024. La ripartizione delle aziende sanitarie comprende un territorio da Piacenza a Rimini nel quale si devono attuare iniziative di sensibilizzazione, prevenzione, formazione e assistenza per oltre 3,2 milioni di euro e negli ultimi tre anni hanno toccato i 10 milioni.

Un risultato significativo, affermano gli assessori,Raffaele Donini e Andrea Corsini

La suddetta riduzione riguarda soprattutto, le scuole, luoghi di culto, impianti sportivi, strutture residenziali che operano in ambito sanitario, strutture per persone protette e luoghi di aggregazione giovanili e oratori. Gli Assessori citati, il primo alle politiche per la Salute e il secondo al Commercio, hanno rilasciato la seguente dichiarazione: “Questo risultato ci sprona a fare ancora di più per contrastare il rischio della dipendenza da gioco d’azzardo e tutelare le fasce di popolazione più vulnerabili a partire dai giovani. Lo facciamo in collaborazione con le Aziende Sanitarie, i Comuni e le Associazioni per sensibilizzare i cittadini sulle conseguenze che comporta la ludopatia, per loro stessi e per i propri cari, a livello economico e sociale ma anche per la salute che la ludopatia comporta”.  Dobbiamo notare che i servizi forniti dai SERDP per le dipendenze sono in aumento, quindi si deve continuare a fare ogni sforzo per contrastare questo fenomeno.

Gli effetti sul gioco d’azzardo prodotti dalla Legge Regionale

La Legge Regionale del 2013 ha introdotto misure drastiche di ridimensionamento dell’offerta del gioco d’azzardo, attraverso l’imposizione del vincolo di chiusura o di delocalizzazione del 45,2 per cento delle attività del gioco d’azzardo situate a meno di 500 metri dai luoghi sensibili, ma molti Comuni hanno ampliato la lista dei luoghi in cui vietare queste attività, includendo perfino biblioteche, cinema, aree verdi, spazi all’aperto e ovviamente i luoghi di aggregazione. In aggiunta in Emilia Romagna sono stati emanati 225 provvedimenti di chiusura per violazione della normativa sul gioco d’azzardo, di conseguenza 483 aziende hanno chiuso, 41 hanno delocalizzato e 209 sono state sanzionate per il mancato rispetto della normativa. Ma le amministrazioni locali sono andate oltre, ed hanno istituito il marchio “Slo Free ER” che viene rilasciato agli esercenti e ai gestori di circoli privati che scelgono di non installare nel proprio esercizio gli apparecchi del gioco d’azzardo.

Quanto costano gli assistiti per gioco patologico?

In Emilia Romagna nel 2022 sono stati spesi 8 miliardi e 904 milioni di euro per il gioco d’azzardo, che pro capite sono 1.997 euro l’anno. Gli utenti sono soprattutto uomini, cioè oltre l’81% del totale, di cittadinanza italiana sono stati il 92,1 per cento con una età media di 49 anni, e proprio quei cittadini si sono rivolti più spesso ai servizi per le dipendenze per ricevere aiuto. Detto in numeri quelli che si sono rivolti al servizio nel 2022 sono stati 1.247, il 143% in più rispetto al 2010 che erano 513. Una quota importante è data dagli over 65 con il 16 per cento degli assistiti, invece gli under 25 anni erano solo il 4,3 per cento. Parlando delle preferenze   di quelli che hanno chiesto aiuto dal SERDP, preferivano gli apparecchi installati nei Bar e nelle sale gioco, mentre il 13,8% preferiva il Lotto, Superenalotto, Lotterie, Totocalcio, i Gratta & Vinci. In entrambi i casi in uguale misura tra uomini e donne. In Emilia Romagna le autorità comunali hanno avuto ottimi risultati nella lotta al gioco d’azzardo, e tuttavia resta irrisolto il caso di giocatori che usano le piattaforme online a casa che, speriamo, la Legge Delega potrà, se non risolvere, almeno attenuarne l’uso.

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