In Vista della prossima legge di Bilancio forse serviva Carlo Cottarelli?

In Vista della prossima legge di Bilancio forse serviva Carlo Cottarelli?

Il Pres. Mattarella ci ha provato a mettere a capo del Governo l’economista Carlo Cottarelli, ma l’unione tra Salvini e Di Maio ha vanificato la sua entrata.

Se n’è andato senza fare commenti l’esperto di economia Carlo Cottarelli, quando M5S e Lega hanno definitivamente firmato il famoso contratto che ora mette a nudo le contraddizioni di due politiche antitetiche sotto diversi aspetti. Più che politico in carriera, Cottarelli era e resta uno stimato professore capace di fare quadrare i conti dello Stato come aveva fatto durante il breve Governo di Enrico Letta che l’aveva chiamato per contenere la Spesa pubblica realizzata applicando con moderazione la tassazione e riducendo gradualmente il debito pubblico, ma anche Letta è stato poco tempo al Governo e l’azione del Prof. Cottarelli s’è interrotta prematuramente. Tra gli incarichi più rilevanti del Prof. Cottarelli, ricordiamo la sua chiamata nel Fondo Monetario Internazionale dopo la Banca d’Italia e nell’ENI, posizioni in cui s’è sempre occupato di bilanci pubblici e privati.

M5S e Lega alla prova dei fatti faticano a trovare la quadra

Ora il governo composto dai grillini e dai leghisti è alle prese con i conti della prossima finanziaria e dovranno obbligatoriamente congelare le spese o rinviare sine die il taglio delle tasse, migliorare le strutture scolastiche rivedendo anche la dislocazione dei docenti in regioni lontane dopo decenni di supplenza nei luoghi di residenza ed eliminare la convocazione a chiamata, poi c’è l’attuazione del Reddito di Cittadinanza che non potrà essere dilazionato dopo gli ultimi dati che contano 5 milioni di italiani in stato di assoluta povertà. Quello lo vorrebbero realizzare tagliando le ricche pensioni oltre i 5mila euro e, nonostante le dichiarazioni, il settore dei giochi non lo potranno toccare perché rende alle casse dello Stato miliardi di entrate. Incombe sul bilancio degli italiani anche l’aumento dell’IVA che l’attuale Governo ha smentito per dare impulso alla crescita, un buco che vorrebbero tappare con la lotta all’evasione fiscale. Altri importanti argomenti sono all’ordine del giorno: la corruzione, l’asfissiante burocrazia, la lentezza della giustizia, tutti capitoli che richiedono soldi che mancano, senza dire degli immigrati per i quali l’Italia si sta giocando una bella fetta del prestigio che negli ultimi anni ha faticosamente conquistato nell’Unione Europea. Intanto gli enti locali procedono come un treno restringendo le attività degli operatori del gioco pubblico forti dell’esito della Conferenza Unificata che ha conferito loro poteri straordinari di ordinare localmente le attività che lo Stato ha autorizzato su concessione. Cosa avverrà concretamente non lo sappiamo, ma la campagna elettorale è finita e i cittadini non chiedono decisione ma fatti concreti, cioè far quadrare i conti e poi realisticamente riformare le regole del gioco pubblico. Cottarelli, che è un uomo moderato, avrebbe potuto tentare anche di mettere in ordine il settore dei giochi, ma non l’hanno voluto. La filiera dei giochi è paziente e continua a sperare in una regolamentazione unica e chiara per tutte le Regioni.

Massimo Ranalli

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