A quando il tramonto del gioco per soldi legale italiano?

A quando il tramonto del gioco per soldi legale italiano?

Il gioco per soldi legalizzato ha solcato come una scintillante meteora il cielo italiano, subito però s’è scontrato con i moralisti che si nascondono dietro l’etica mentre, il Governo più prosaicamente ha pensato al fisco.

 

Il gaming in Italia, che ultima in Europa all’inizio degli anni ’90 ha deciso di permettere ai cittadini di giocare legalmente per qualche spicciolo, s’è subito scontrato con la ferrea opposizione di alcuni gruppi di cittadini e non è escluso che potrebbe sfociare in un divieto tombale. Ad ogni modo non vogliamo spargere pessimismo perché l’interrogativo del titolo è provocatorio ed ipotetico, perciò ne ripercorriamo brevemente il periodo di gestazione da quando attorno al 2003/4 il gioco per soldi diventa legale.  Quello che ora chiamano “Azzardo” era un tipo di gioco che veniva da un lungo periodo di illegalità, nata con la legge 425 che permetteva il divertimento con premi in punti, che invece venivano scambiati con soldi.

La 425, più che una vera e propria legge ben formulata anche sotto l’aspetto delle sanzioni da applicare agli operatori inadempienti, era una semplice enunciazione di poche righe che non  prevedeva interventi delle forze dell’ordine ma un adeguato giudizio della Magistratura.

Lo pseudo-gioco con premi in punti continuava a proliferare mentre si trasformava e assumeva sempre più i contenuti del gioco del Poker, non nell’aspetto grafico ma nella sostanza, con l’introduzione di schede simulate, prima chiamate “Chitarrine”, basate sul numero delle note e poi “Pool” che nascondevano il gioco della Carambola nel quale i giocatori avevano l’obiettivo di riunire almeno 4 Bilie per ottenere il massimo premio e infine c’era anche la versione a 5 elementi, con l’aggiunta del Joker che pagava un numero di punti ben più alto.

 

Cresce la spesa pubblica e cresce il gioco per soldi

 

Allora si parlava di favolosi tesori accumulati dai gestori di giochi che pagavano premi in punti mentre venivano tassati alla stregua di semplici videogiochi. La metamorfosi del gioco con premi in punti non era sfuggita allo Stato, che doveva soddisfare la crescente spesa pubblica e se ne infischiava dell’etica e di altri populismi. Così decise di renderlo legale e tassarlo abbondantemente. Il boom del gioco legale in Italia si verificò nell’era del Governo Berlusconi, quando nacquero le società Concessionarie alle cui reti dovevano essere collegate le Slot Machines che avevano sostituito i Poker. Un evento drammatico aiutò l’espansione del gioco legale fatto di semplici slot machines e lo trasformò ancora una volta in un gioco di vero azzardo.

Infatti a seguito del terremoto che distrusse L’Aquila, Berlusconi emanò il decreto che diede vita alle VLT, i cui introiti dovevano essere utilizzati esclusivamente alla ricostruzione del Capoluogo abruzzese, che ad oggi non s’è ancora verificata, mentre le VLT continuano a produrre ingenti introiti fiscali.

 

L’azzardo, Baretta, i Cittadini e gli Enti Locali

 

La storia recente del gioco legale con premi in soldi, quello che chiamano azzardo, è nota a tutti e si è concretizzata in una guerra aperta tra le aziende del gaming e le società civili le che si oppongono. A questo punto, soprattutto nel 2016, sono entrati in ballo gli Enti Locali che hanno emanato regolamenti restrittivi del gaming (impedimenti all’apertura di nuove sale, distanze dai luoghi sensibili, limitazione degli orari d’apertura).

Tutti provvedimenti che, mentre danneggiavano le aziende del gaming, inibivano in parte anche la raccolta del fisco, così lo Stato, ai tempi del Governo Renzi, decise di indire la famosa Conferenza Unificata Stato-Regioni che doveva stabilire chi dei due avesse le competenze sul gaming.

La Conferenza, rinviata ripetutamente, non ha trovato ancora luogo nel concreto e le dimissioni di Renzi ne hanno ulteriormente  ritardato i lavori, ma intanto anche lo Stato ha deciso di riformare “la riforma”, cioè ridurre la diffusione del numero degli apparecchi da gioco e cambiarne letteralmente i connotati.

L’On. Baretta delegato ai giochi, dopo infinite trattative che non hanno scalfito il malvolere al gioco dei cittadini oppositori, consapevole che “la riforma della riforma” non avrebbe risolto tutti i problemi connessi a tale attività, ha messo le mani avanti e ha affermato: “Con questa riforma non risolveremo tutto il problema del gioco, ma una volta intrapresa una strada si faranno altri passi avanti”. Speriamo che sia così!

 

Gioco online e AWP da remoto la nuova frontiera

 

Senza buona volontà e saggia legiferazione, i problemi del gioco per soldi non si possono risolvere.  Ma, poiché non solo le slot ma anche il gioco online miete vittime e la stessa Conferenza Stato-Regioni non potrà eliminare le perdite derivanti dal gioco online, che non può essere vietato perché viene offerto legalmente da aziende che risiedono in altri Paesi europei, non si vede la soluzione del problema, pur avendo corretto l’utilizzo televisivo della pubblicità in TV.

Insomma non c’è coerenza sugli effetti letali provocati dal gioco, come non esiste nell’uso dell’alcol, delle droghe e del tabacco, anzi il gioco per soldi è spesso vittima di personaggi poco raccomandabili, perciò si è pensato bene di sottoporlo ad una ulteriore trasformazione.

L’ipotesi è quella del Gioco Gestito da Remoto, che ne dovrebbe consentire la tracciabilità e di conseguenza si suppone potrebbe eliminare totalmente (si fa per dire) l’evasione fiscale e la gestione illecita. Ora i termini d’introduzione del Gioco da Remoto sono stati rinviati a data da stabilire, ma sinceramente il controllo da remoto non garantisce l’integrità del gioco né accontenta gli oppositori.

Come evolverà la situazione è tutto da verificare, mentre l’industria langue e anche il fisco non è soddisfatto. Si vive alla giornata con il rischio che gli Enti Locali continuino ad emanare provvedimenti tanto restrittivi che porterebbero indurre gli operatori del gaming a rinunciare del tutto.

Il gioco legale italiano, stretto nella morsa della crisi economica, della politica insipiente e avida, dei falsi moralisti e delle Amministrazioni Locali che emanano norme impraticabili, rischia il tramonto e, se così fosse, inizierebbe l’era crepuscolare del divertimento.

 

Massimo Ranalli

comment Ancora nessun commento

Puoi essere il primo a lasciare un commento

mode_editLascia un commento

Solo gli utenti registrati possono commentare. Clicca qui

menu
menu