Proibire il gioco Lecito! Si può ma poi…?
Il gioco legale italiano ha costituito motivo di opposizione al Governo anche da forze di diversa estrazione politica e la polemica non accenna a cessare. Il gioco come servizio non si può vietare, si potrebbe notevolmente limitare, ma a quale prezzo?
Non ci stancheremo di ripetere che il gioco, anche quello per soldi, è considerato “servizio” dalla Comunità Europea e quindi non può essere vietato, ma i Governi dei Paesi aderenti alla Comunità possono regolarlo secondo culture o necessità nazionali e quindi possono emanare regole molto restrittive che diminuiscano l’interesse dei giocatori e degli operatori. La sovranità garantita a tutti i Paesi Europei facenti parte della Comunità permette loro di emanare regolamenti su alcuni capitoli sempre nel rispetto generale delle leggi europee e ciò consente ai Governi di limitare lo sviluppo eccessivo di alcune categorie industriali, commerciali e dei servizi a patto di non danneggiarne la sopravvivenza. Il “gioco”, come altri settori merceologici e commerciali, dopo la libera circolazione dei servizi e delle merci ha avuto nel nostro Paese una forte crescita della domanda e subìto una netta inversione delle tendenze consolidate che vedevano soprattutto dominare nel mercato i giochi a premio e a pronostico, ad eccezione della storica Lotteria di Capodanno.
Se una attività reca danno ai cittadini si può proibire
L’aumento della domanda di gioco anche nei locali pubblici ha comportato una maggiore spesa dei cittadini per tale attività e ciò ha causato proteste di alcune Associazioni. Alla protesta contro il gioco si sono uniti molti politici in cerca di notorietà, aumentando il grado di incertezza tra agli operatori e i produttori che si protrae ormai da circa 10 anni e che ha causato danni alle imprese coinvolte nel comparto, oltre che agli esercenti dei locali pubblici che spesso ricavano dal gioco le entrate necessarie al sostegno dei loro negozi. Tuttavia non si può negare che una parte del gioco viene gestita in modo spericolato da organizzazioni affaristiche, o addirittura criminali, che non rispettano le regole e danneggiano i cittadini. La libertà di svolgere una propria attività non può essere confusa con “l’affarismo spericolato” che deve essere represso, ma proprio per tenere il gioco per soldi sotto controllo è bene che resti nelle mani dello Stato. Nel progetto di revisione delle “regole del gioco”, accanto alla necessità dell’erario di procacciarsi utili entrate fiscali, il Governo dovrà tenere nella massima considerazione alcune sensibilità etico-morali della cittadinanza e istituire regole serie e chiare che tutelino i giocatori sia sotto il profilo della trasparenza e correttezza dello svolgimento, che sotto il profilo della spesa che ognuno deve affrontare per il divertimento.
Le parti ostili al gioco invocano il divieto e spesso adducono ragioni poco chiare o addirittura distorte, mentre sarebbe assolutamente necessario studiare a fondo i fatti e recriminare su dati certi ed inoppugnabili. Ad ogni modo nella malaugurata ipotesi che il Governo desse ascolto alle loro recriminazioni, i NO Slot, se credono davvero che un eventuale divieto totale del gaming risolva il problema della spesa e della dipendenza, stanno facendo i conti senza l’oste. Nessuno si illuda che il divieto estinguerebbe la voglia di gioco dei cittadini perché con il divieto il gioco continuerebbe a vivere, ma nelle mani di organizzazioni illegali o di quelle che operano in una zona grigia, esattamente come avveniva nei decenni precedenti alla legalizzazione. Nel grigiore di un mondo semi-sommerso nessuno subirebbe sanzioni per qualche eccesso o infrazione alla legge che attualmente regola questa attività. In Italia il vituperato gioco lecito è stato un fattore di sviluppo e di impiego e continua a svolgere un ruolo attivo in una società afflitta da dieci anni di crisi che non sembra finire mai. Allora proibirlo ? Non si può! Ma si può rendere talmente innocuo, cioè poco interessante economicamente, al punto che nessuna azienda legale lo praticherebbe più, ma poi non potrete lamentarvi del dilagare delle bische clandestine. Cercate di pensare al “Poi”, prima di desiderare la scomparsa di una attività legale, perché il gioco clandestino non teme limitazioni né divieti.
Massimo Ranalli
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