Con la FASE 2 è aumentata la confusione nel settore del divertimento

Con la FASE 2 è aumentata la confusione nel settore del divertimento

Il Premier “Conte” ha firmato” l’ennesimo DCPM, ma questa volta per le attività dei giochi e il caos è aumentato perché nessuno sa bene a quale informazione credere.

“Cosa fatta, Capo ha” dicevano i nostri antenati, ma non si riferivano alla salute pubblica, bensì ad opere terminate o in fase di completamento. Insomma si riferivano alle attività dei cittadini che allora lavoravano duramente, invece in un momento d’emergenza del Covid 19, l’On. Conte ha firmato il DCPM per la salute pubblica ma con una riserva che ha palesato in conferenza stampa quando ha affermato “Inizia la fase 2, ora la convivenza col virus” e questo lo sapevamo perché il virus non è stato ancora estirpato, ma poi ha fatto il seguente appello “Sarà fondamentale il comportamento responsabile di ciascuno di noi; non bisogna mai avvicinarsi e la distanza di sicurezza deve essere di almeno un metro perché, se non rispettiamo le precauzioni, la curva risalirà, aumenteranno i morti e avremo danni irreversibili per la nostra economia”. Il messaggio è stato chiaro e anche ragionevole ma, a parte, la possibilità di muoversi da Comune a Comune nella Regione di residenza, nella sostanza non è cambiato molto, i cibi si potranno avere solo in asporto o si mangerà a casa, nei ristoranti l’accesso è permesso uno alla volta e comunque la riapertura è consentita sul presupposto del rispetto delle regole.

Si scatena la bagarre sulla discriminazione delle aziende

Naturalmente la Fase 2 somiglia più ad una condanna da scontare il via “condizionale”, cioè vigilata,anziché in quella libertà che permette alle imprese di svolgere appieno il proprio lavoro. Dopo la lettera inviata al Premier dal Prof. Bruni lo stesso dichiara che il gioco è una piaga sociale e che la riapertura del gioco non ha alcun effetto etico se paragonata ai divieti imposti ai cittadini, inoltre il Governo è stato prudentissimo perciò la filiera del gioco sarà tra le ultime a ottenere il via libera del Governo. In linea generale la Fase 2, ha soddisfatto pochi imprenditori e ha aperto la strada ad una serie di critiche soprattutto da parte delle piccole imprese. L’Avv. Bertelli ha scritto “Ennesimo attacco al settore giochi. Nella Fase 2, No discriminazione alle imprese”. In quanto alla riapertura delle agenzie delle scommesse prevista per il 18 maggio solo con ingressi contingentati, misure di protezione e sanificazione dei locali è sembrato a molti un modo di scoraggiare gli imprenditori mentre restano ancora sospese le attività di altri giochi, come sono vietati eventi anche di carattere culturale. E ‘stata rinviata anche la lotteria degli scontrini, ma soprattutto a molte aziende manca la liquidità per far ripartire la filiera. Da più parti si afferma che la causa del ritardo sarebbe da imputare alla mancanza dei requisiti di sicurezza sanitaria per giocatori e personale. La FIPE ha ammonito il Governo: “La misura è colma, riaprire il 1mo di giugno significa danni per 9 miliardi, 50mila imprese e 350mila persone perderanno il lavoro. Subito risorse o il Governo troverà solo macerie”. Detto in breve sono tutti scontenti! I rimproveri, le accuse, la scontentezza è tanta e probabilmente a breve la filiera del gioco non potrà tornare ad una normalità perché toccherà aspettare gli esiti della Fase 2, che dovranno chiarire se gli infettati dal virus diminuiranno o ci sarà una nuova fiammata. Infatti anche il famoso imprenditore sardo, nonché Pres. dell’Associazione sarda, Pirrello, ha detto “Non sarei così entusiasta di riprendere l’attività”. L’Agenzia delle Dogane e Monopoli attraversa un periodo impegnativo e raramente rilascia una dichiarazione anche perché sul gioco pesa la spada di “Damocle” di essere oggetto dell’attenzione della criminalità. Insomma il gioco pubblico, che dovrebbe essere una libera scelta dei cittadini che cercano svago e che fa girare oltre 100 miliardi è diventato il capro espiatorio di ogni male anche se gioca un ruolo importante nella nostra economia.

M.R.

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