La Commissione del Gambling rivela i vizi dei giovani britannici
Anche in Gran Bretagna il gioco per soldi miete vittime, ma nessuno ipotizzava che fossero bambini gli attori del gioco inglese.
L’ultimo rapporto della Gambling Commisssion, reparto “Giovani”, ha pubblicato i risultati di una indagine che richiama alla memoria la storica frase greca pronunciata durante la guerra tra Atene e Sparta. La declamazione delle reciproche perdite subite in battaglia tra le due Città-Stato non ci consola, ma noi, leggendo il rapporto della Commissione sul Gioco in Gran Bretagna, l’adattiamo al caso del gioco d’azzardo italiano: “Se l’Italia piange, la Gran Bretagna non ride…”. Questa è l’amara consolazione che pervade la nostra sensibilità nel sapere che in Inghilterra “Il 16% dei bambini in età tra 11 e 15 anni giocano d’azzardo e nella stessa fascia di età il 5% ha fumato, l’8% ha bevuto alcol e il 6% ha assunto droghe”.
Tornando ai vizi dei giovanissimi, il direttore della Gambling Commission Tim Miller ha anche affermato di aver spesso invitato i genitori a discutere con i propri figli dei rischi connessi al bere, fumare e assumere droghe mentre per quanto riguarda il problema del gioco ha ammonito: “La nostra ricerca dimostra che è ben più alta la percentuale di bambini che gioca d’azzardo”.
Mentre nel corso del tempo il consumo di alcol, droghe e fumo sta declinando, la percentuale di gioco d’azzardo è rimasta statica e addirittura, nella fascia di età tra 12 e 15 anni, lo 0,4% è stato classificato “giocatori problematici”.
Ovviamente il gioco d’azzardo è più diffuso tra i ragazzi che tra le ragazze, e ben il 75% l’ha saputo dalla pubblicità in TV e nei social media. Anche il gioco d’azzardo online occupa una parte importante del 3% della spesa dei giovanissimi inglesi, e il 6% ha giocato online utilizzando i conti dei propri genitori. Anche in Italia il gioco piace, eccome, infatti circolano numeri impressionanti. Sembra che almeno 17 milioni di italiani abbiano giocato almeno una volta e tra loro compaiono gli studenti che preferiscono i Gratta e Vinci e le Scommesse sportive.
Beh! I dati non lasciano spazio a commenti incoraggianti né ad indulgenza da qualsiasi punto di vista si voglia approcciare questa poco invidiabile realtà, salvo invitare i Governi a rivedere la loro politica fiscale, che non può essere mirata solo ed indiscriminatamente all’incremento delle entrate che il gaming produce nelle casse degli Stati.
M.R.
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