Anche Confindustria si chiede perché il gioco pubblico è ritenuto illegale

Anche Confindustria si chiede perché il gioco pubblico è ritenuto illegale

L’industria del gioco italiano resta sempre sotto i riflettori delle organizzazioni che lo ritengono dannoso e illegale, ma qualcosa sta cambiando.

Non stiamo a ripetere che un’attività autorizzata dallo Stato e regolata da apposita legge non può ritenersi illegale anche perché se così fosse dovrebbe essere vietata, ma il Governo sa bene che il gioco (anche quello con premi in denaro) è considerato dall’UE come servizio che non può essere vietato e che lo Stato deve garantire ai cittadini. Ognuno è poi libero di usare il gioco come passatempo o di credere che giocando può diventare ricco e sembra che una buona percentuale degli italiani abbia scelto la seconda ipotesi spendendo cifre oltre le loro possibilità finanziarie. Un esempio di questa assurda caccia al tesoro dei cittadini lo troviamo nel Superenalotto che accumula, per vincite non erogate, decine di milioni di premi fino a superare l’iperbolica somma di 200 milioni di euro e allora il volume delle giocate si centuplica. Ovviamente stiamo di fronte ad una percezione distorta della realtà perché non è il valore del montepremi momentaneamente incamerato che favorisce una eventuale vincita, ma le probabilità matematiche del sistema di estrazione che la determinano e nel Superlotto italiano sono davvero minime se, a conti fatti, c’è una probabilità di vincita su 650 milioni di giocate.

Giocare per soldi sarà azzardo, sarà rapina, ma è utile allo Stato

Tutto il sistema del gioco italiano ha bisogno di essere radicalmente rivisto e migliorato perché, ad esempio, le lotterie in altri Paesi dell’Unione vengono effettuate con estrazione di 45 o 49 numeri, mentre il Superenalotto italiano, che utilizza il primo estratto di ogni singola ruota “del vecchio Lotto”, praticamente effettuata l’estrazione su oltre 900 numeri. La quantità dei numeri coinvolti nell’estrazione è tale da non rendere praticamente e matematicamente possibile una frequente vincita. Questo spreco di denaro però serve allo Stato per pareggiare il bilancio dei conti perché altrimenti dovrebbe elevare ulteriormente la già alta tassazione che subiscono i cittadini e quindi da un lato afferma che il gioco legale è insostenibile a dall’altro fa la parte del proverbiale “indiano” che nulla sa e nulla vede.

Confindustria e l’Università Luiss Guido Carli entrano nel tema Gioco

Il gioco per soldi così strutturato viene percepito da molti come attività illegale, ma lo stesso Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia,ha precisato: “Il solo fatto di dover chiarire il concetto di gioco legale è un’anomalia italiana perché il gioco pubblico non può essere ritenuto illegale”. E qui ci duole ripetere che di anomalie in Italia ne esistono tante perché sono radicate nel nostro malcostume costituito da vecchi pregiudizi, perbenismo falso, ideologia ipocrita e la voglia di pretendere sempre la ragione. Ovviamente alla necessità di una riforma del gioco legale si unisce il bisogno di cambiare possibilmente la nostra mentalità, cioè la nostra psicologia di vita, ma questa è un’opera che richiede tempi lunghi. Ad ogni modo è davvero utile che personaggi di rilievo come il Pres. di Confindustria intervengano sulla tematica in difesa di un comparto industriale che se, da un lato fa spendere soldi (volontariamente), dall’altro crea lavoro e benessere economico. Anche l’Università Luiss Guido Carli s’è recentemente interessata al fenomeno del gioco online e ha  formulato analisi e comparazioni con altri mercati esteri e fornito indicazioni utili alla politica cui spetta governare il settore del gioco. Molto oggettivamente La Luiss Guido Carli ha smentito le dicerie che vengono diffuse anche all’estero, secondo le quali il mercato italiano è il più grande d’Europa e ha chiarito che il segmento telematico è attualmente l’unico in crescita tra quelli del gioco pubblico e legale, eppure il Governo e i legislatori locali e centrali si occupano esclusivamente del gioco via terra. L’intervento dei governi regionali stabilendo restrizioni, limiti delle distanze, l’identificazione dei giocatori ecc. ha spesso indotte le aziende a chiudere. Tali interventi possono apparire sensati, ma risultano del tutto inutili o sterili, come emerge da studi scientifici, e addirittura hanno creato situazioni anomale nei Comuni.

Confindustria chiama gli operatori all’adunata

Se è vero che non c’è più sordo di chi non vuole sentire, probabilmente agli organi preposti, in prima fila il Governo, non interessano molto gli esisti di studi scientifici. Tuttavia Confindustria, attraverso la Federazione Sistema Gioco Italia, ha chiamato all’adunata i maggiori rappresentanti della filiera Gioco e ha invitato Confesercenti e Confcommercio per affrontare un confronto aperto con le istituzioni sullo stato del settore del gioco legale e decidere il riordino nell’interesse dei consumatori e delle stesse imprese. Naturalmente perché la politica di Confindustria abbia successo serve l’unione tra tutti i soggetti coinvolti che purtroppo è spesso mancata, ma la presenza di Confindustria è già un passo avanti.

 

Massimo Ranalli

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